Cina. Non più una parola, una speranza o un sogno. Cina, la
mia realtà di tutti i giorni. Ormai è diventata un’abitudine per me svegliarmi
alle sei, prendere il pullman della scuola, entrare in una classe ormai
familiare, vivere in una famiglia cinese e percorrere le strade di Nanchino.
Questo posto sta cominciando a somigliare alla mia concezione di casa, anche se
prima non era così.
Quello che vi sto per racontare non è una favola, non ha un
corso regolare. Quello che vi sto per raccontare è iniziato poco tempo fa. L’esperienza
in sè iniziò a suo tempo un anno fa, anche se sono atterrata a Shanghai solo un
paio di settimane fa. Inizialmente riuscire ad orientarsi in un ambiente nuovo
è stato parecchio faticoso. I primissimi giorni tuttavia sono stata in ottima
compagnia: exchange students italiani (resteranno nel mio cuore), stranieri e
volontari più o meno pazzi. Tra una serata e l’atra, i primi pasti che rivoltavano
lo stomaco e le notti insonni non ci siamo neanche resi conto di essere
arrivati in Cina, se non per gli odori pungenti, il caldo soffocante e il cibo
impossibile da mandare giù. Eppure eravamo insieme e nulla ci spaventava. Fino
a quando ci siamo dovuti dividere. Ebbene la storia comincia così, con qualche
lacrima e tanta paura di prendere quel treno che ci avrebbe portato finalmente
a destinazione.
 |
AFS students atterrati a Shanghai |
 |
AFS Italia (Shanghai) |
I primi giorni in famiglia sono stati parecchio complicati,
ma non è questo il posto giusto per parlarne. Il fatto è che i primi giorni si
notano solo le differenze; le differenze e le mancanze. La prima differenza è
quell’ignoto odore persistente che non avevi mai sentito prima. Per strada, all’albergo
o al ristorante quell’odore di insegue. La seconda ovvia differenza è il cibo:
niente nutella, niente pasta, niente latte per colazione, niente cereali. I
primi giorni, almeno per quello che mi riguarda, la pancia è rimasta abbastanza
vuota. Poi c’è la lingua, una lingua di cui capisci qualche parola qua e là se
sei fortunato. La città poi, immensa nel suo genere; tutti questi palazzoni
alti, questo traffico infernale e tutti questi motorini che rischiano di
metterti sotto ogni volta che attraversi la strada con il verde (perché con il
rosso non oseresti mai farlo). Una famiglia che non è la mia, una casa che non
è la mia, il gatto che non zampetta più in giro. Le differenze sono ovunque e
ti sommergono.
Poi i primi giorni passano, la nostalgia se ne va lasciando
il posto alla curiosità e alla consapevolezza. Tutto diventa improvvisamente un’avventura.
Di colpo qualsiasi cosa fa riflettere, di colpo rimani stupito di quanto sia
utile un sorriso. Da un momento all’altro quei palazzoni enormi non fanno più
paura ma incuriosiscono e riempiono di meraviglia. La scoperta diventa l’obiettivo
principale della giornata. Perfino prendere il pullman e contare le fermate
diventa un’impresa ma arrivare a destinazione è più soddisfacente che mai. Il
problema del cibo piano piano si rimpicciolisce, piano piano si inizia a voler
provare più cose.
 |
Biblioteca di Nanchino |
Poi, il primo settembre, un po’ come se stessi andando ad
Hogwarts, è iniziata la scuola. Effettivamente se si giocasse a Quiddich al
posto di fare gli esercizi mattutini sarebbe anche parecchio simile. La mia
scula cinese è bellissima, i compagni gentili (e... belli!) e i professori
giusti (ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale). Sì, la scuola
è difficile, la prima lezione inizia alle 7.25 e l’ultima finisce alle 17.35 ma
per quello che mi riguarda è sempre una soddifazione varcare il cancello.
Durante le lezioni studio cinese, durante gli intervalli studio i cinesi. Cerco
di parlare con i miei compagni, di fare amicizia anche solo con la scusa di
farmi spiegare un carattere o una lezione. La cosa più bella però è essere
cercati, non dover andare sempre a introdursi in un discorso ma essere
introdotti. A scuola ho capito che non basta solo la curiosità ma ci vuole
anche tanto impegno, soprattutto quando le cose non vanno e qualsiasi tentivo
sembra fallire.
 |
La mia classe alla fine delle lezioni. |
 |
Alcuni dei pullman della scuola. |
Ormai sono qui da due settimane e qualcosa di più. Tutto
questo sta diventando stranamente familiare. E bello. Mi sto innamorando della
città e delle sue luci che l’illuminano nottetempo. Mi sto innamorando della
mia scuola, dei suoi orari quasi impossibili, del pisolino infattibile sul
banco e delle lezioni che durano quaranta minuti. Mi sto innamorando dei
massaggi a intervalli regolari, dei sorrisi dei miei compagni e dei professori
che cercano di coinvolgermi. Mi sto innamorando di questo cibo, dell’acqua
calda. Mi sto innamorando delle passeggiate serali con Nic (l’altro exchange
italiano) e del fatto di non dover più contare le fermate ma sapere
semplicemente dove si deve andare. Mi sto riscoprendo completamente. Ogni
giorno una sorpresa mi aspetta, ogni giorno diventa inaspettatamente bello.
Ogni giorno scopro e mi innamoro di qualcosa di nuovo, che appartenga a me o
alla Cina, alla famiglia ospitante o alla scuola. Ogni giorno è meraviglioso
nella terra di Bob... ehm no, volevo dire in Cina!
Mi hai proprio messo i brividi... :) Forza, continua cosi'! :) Sara' l'esperienza piu' bella della nostra vita, in ogni senso. :)
RispondiEliminaSicuramente! ;)
Eliminagrande andra! qui è tutto un po' un casino tra nuovi prof, verifiche di greco e latino dal secondo giorno e la scuola il sabato. siamo ancora alla seconda settimana e già abbiamo bisogno di una vacanza ahah ti invidiamo un po'
RispondiEliminacontinua a darci tue news
un bacione grosso grosso
reby (non so come togliere l'anonimo)
Ciau Rebs! Non ti lamentare, io qui vado a scuola dal primo di Settembre, e quando abbiamo una vacanza, dobbiamo andare la domenica a scuola per recuperare... Il cinese procede, lento ma procede :D
EliminaUn bacione grande, Andra
sono sempre reb e ho una domanda: come procede con il cinese?
RispondiElimina