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lunedì 9 settembre 2013

Primi assaggi di Cina

Cina. Non più una parola, una speranza o un sogno. Cina, la mia realtà di tutti i giorni. Ormai è diventata un’abitudine per me svegliarmi alle sei, prendere il pullman della scuola, entrare in una classe ormai familiare, vivere in una famiglia cinese e percorrere le strade di Nanchino. Questo posto sta cominciando a somigliare alla mia concezione di casa, anche se prima non era così.

Quello che vi sto per racontare non è una favola, non ha un corso regolare. Quello che vi sto per raccontare è iniziato poco tempo fa. L’esperienza in sè iniziò a suo tempo un anno fa, anche se sono atterrata a Shanghai solo un paio di settimane fa. Inizialmente riuscire ad orientarsi in un ambiente nuovo è stato parecchio faticoso. I primissimi giorni tuttavia sono stata in ottima compagnia: exchange students italiani (resteranno nel mio cuore), stranieri e volontari più o meno pazzi. Tra una serata e l’atra, i primi pasti che rivoltavano lo stomaco e le notti insonni non ci siamo neanche resi conto di essere arrivati in Cina, se non per gli odori pungenti, il caldo soffocante e il cibo impossibile da mandare giù. Eppure eravamo insieme e nulla ci spaventava. Fino a quando ci siamo dovuti dividere. Ebbene la storia comincia così, con qualche lacrima e tanta paura di prendere quel treno che ci avrebbe portato finalmente a destinazione.

AFS students atterrati a Shanghai



AFS Italia (Shanghai)





I primi giorni in famiglia sono stati parecchio complicati, ma non è questo il posto giusto per parlarne. Il fatto è che i primi giorni si notano solo le differenze; le differenze e le mancanze. La prima differenza è quell’ignoto odore persistente che non avevi mai sentito prima. Per strada, all’albergo o al ristorante quell’odore di insegue. La seconda ovvia differenza è il cibo: niente nutella, niente pasta, niente latte per colazione, niente cereali. I primi giorni, almeno per quello che mi riguarda, la pancia è rimasta abbastanza vuota. Poi c’è la lingua, una lingua di cui capisci qualche parola qua e là se sei fortunato. La città poi, immensa nel suo genere; tutti questi palazzoni alti, questo traffico infernale e tutti questi motorini che rischiano di metterti sotto ogni volta che attraversi la strada con il verde (perché con il rosso non oseresti mai farlo). Una famiglia che non è la mia, una casa che non è la mia, il gatto che non zampetta più in giro. Le differenze sono ovunque e ti sommergono.

Poi i primi giorni passano, la nostalgia se ne va lasciando il posto alla curiosità e alla consapevolezza. Tutto diventa improvvisamente un’avventura. Di colpo qualsiasi cosa fa riflettere, di colpo rimani stupito di quanto sia utile un sorriso. Da un momento all’altro quei palazzoni enormi non fanno più paura ma incuriosiscono e riempiono di meraviglia. La scoperta diventa l’obiettivo principale della giornata. Perfino prendere il pullman e contare le fermate diventa un’impresa ma arrivare a destinazione è più soddisfacente che mai. Il problema del cibo piano piano si rimpicciolisce, piano piano si inizia a voler provare più cose.


Biblioteca di Nanchino





Poi, il primo settembre, un po’ come se stessi andando ad Hogwarts, è iniziata la scuola. Effettivamente se si giocasse a Quiddich al posto di fare gli esercizi mattutini sarebbe anche parecchio simile. La mia scula cinese è bellissima, i compagni gentili (e... belli!) e i professori giusti (ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale). Sì, la scuola è difficile, la prima lezione inizia alle 7.25 e l’ultima finisce alle 17.35 ma per quello che mi riguarda è sempre una soddifazione varcare il cancello. Durante le lezioni studio cinese, durante gli intervalli studio i cinesi. Cerco di parlare con i miei compagni, di fare amicizia anche solo con la scusa di farmi spiegare un carattere o una lezione. La cosa più bella però è essere cercati, non dover andare sempre a introdursi in un discorso ma essere introdotti. A scuola ho capito che non basta solo la curiosità ma ci vuole anche tanto impegno, soprattutto quando le cose non vanno e qualsiasi tentivo sembra fallire.

La mia classe alla fine delle lezioni.

Alcuni dei pullman della scuola.

Ormai sono qui da due settimane e qualcosa di più. Tutto questo sta diventando stranamente familiare. E bello. Mi sto innamorando della città e delle sue luci che l’illuminano nottetempo. Mi sto innamorando della mia scuola, dei suoi orari quasi impossibili, del pisolino infattibile sul banco e delle lezioni che durano quaranta minuti. Mi sto innamorando dei massaggi a intervalli regolari, dei sorrisi dei miei compagni e dei professori che cercano di coinvolgermi. Mi sto innamorando di questo cibo, dell’acqua calda. Mi sto innamorando delle passeggiate serali con Nic (l’altro exchange italiano) e del fatto di non dover più contare le fermate ma sapere semplicemente dove si deve andare. Mi sto riscoprendo completamente. Ogni giorno una sorpresa mi aspetta, ogni giorno diventa inaspettatamente bello. Ogni giorno scopro e mi innamoro di qualcosa di nuovo, che appartenga a me o alla Cina, alla famiglia ospitante o alla scuola. Ogni giorno è meraviglioso nella terra di Bob... ehm no, volevo dire in Cina!

5 commenti:

  1. Mi hai proprio messo i brividi... :) Forza, continua cosi'! :) Sara' l'esperienza piu' bella della nostra vita, in ogni senso. :)

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  2. grande andra! qui è tutto un po' un casino tra nuovi prof, verifiche di greco e latino dal secondo giorno e la scuola il sabato. siamo ancora alla seconda settimana e già abbiamo bisogno di una vacanza ahah ti invidiamo un po'
    continua a darci tue news
    un bacione grosso grosso
    reby (non so come togliere l'anonimo)

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    1. Ciau Rebs! Non ti lamentare, io qui vado a scuola dal primo di Settembre, e quando abbiamo una vacanza, dobbiamo andare la domenica a scuola per recuperare... Il cinese procede, lento ma procede :D
      Un bacione grande, Andra

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  3. sono sempre reb e ho una domanda: come procede con il cinese?

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